Terapia dell’angina pectoris: la nuova procedura MIDCAB
Sensazione di oppressione toracica, bruciore...potrebbe essere angina. Colpisce gli uomini di 50-60 anni d’età e le donne di 60-65 anni - L’angina pectoris si evidenzia con un dolore al petto, un sintomo di una sofferenza cardiaca . Alcune parti del cuore ricevono poco sangue e di conseguenza anche poco ossigeno.
Alla sua prima presentazione i pazienti avvertono sensazione di oppressione toracica, bruciore , fastidio. L’angina pectoris si presenta durante sforzo fisico, una forte emozione o nel caso di temperature estreme.
L’angina pectoris può essere trattata con farmaci che favoriscono l’afflusso di sangue al muscolo cardiaco.
Il farmaco più impiegato è la nitroglicerina, che agisce rilasciando le vene e le arterie coronariche.
Possono essere impiegati farmaci che riducono la pressione sanguigna e che di conseguenza riducono il carico del lavoro del cuore.
Risultano efficaci anche i farmaci che riducono la frequenza cardiaca. Nel trattamento dell’angina stabile l’Acido Acetilsalicilico ( ASA, Aspirina ) viene utilizzato assieme ai beta-bloccanti, nitroderivati, calcio-antagonisti.
Il dosaggio di ASA consigliato è di 75-100 mg al giorno per un tempo prolungato, a meno che non insorgano effetti indesiderati gravi che impongano l’interruzione della terapia.
Nei soggetti che non rispondono in modo adeguato alla terapia medica va presa in considerazione la procedura di rivascolarizzazione.
Nei pazienti con forma grave di angina possono essere presi in considerazione tecniche invasive, come la PTCA ( Percutaneous Transluminal Coronary Angioplasty) nota anche come angioplastica, o la CABG ( Coronary Artery Bypass Graft Surgery), meglio nota come by-pass.
Nella PTCA viene inserito nella coronaria occlusa un catetere con all’estremità un palloncino. In prossimità dell’occlusione il palloncino viene gonfiato, producendo un allargamento del vaso con restringimento. Il catetere con il palloncino sgonfiato viene poi ritirato. In mol ti pazienti dopo aver prodotto l’allargamento viene inserito uno stent. Tuttavia entro 6 mesi, il 10-20% dei pazienti sottoposti ad angioplastica richiede un altro intervento di rivascolarizzazione percutanea.
La CABG ( by-pass ) è invece una procedura a cuore-aperto. Il chirurgo crea una deviazione bypassando la coronaria occlusa. Negli ultimi anni si sta diffondendo una nuova metodica di by-pass aorto-coronarico, il MIDCAB ( Minimally Invasve Direct oronary Bypass ).
L’obiettivo del MIDCAB è quello di evitare l’impiego della macchina cuore-polmone. Il cardiochirurgo opera attraverso dei piccoli tagli nel torace all’altezza del cuore .
Esiste una variante dell’angina pectoris, chiamata angina di Prinzmetal. Questa forma di angina avviene esclusivamente in soggetti mentre sono in posizione di riposo, senza neppure stress emotivo.
L’angina di Prinzmetal è dovuta allo spasmo coronarico. Circa i 2/3 dei soggetti che soffrono dell’angina di Prinzmetal ha una grave aterosclerosi coronarica in almeno uno dei vasi principali.
Infarto miocardico non fatale si presenta in circa il 20% dei soggetti e la morte si presenta in circa il 20% delle persone affette, con una mortalità attorno fino al 10%. I calcioantagonisti sono farmaci molto efficaci nel prevenire gli spasmi coronarici. Per rafreddare l’angina instabile può essere utile l’impiego dell’eparina a basso peso molecolare.
Lo studio Frisc II ( Fragmin and fast revascularization during instability in coronary artery disease ) ha dimostrato che l’impiego della Dalteparina, un’eparina a basso peso molecolare, è in grado di raffreddare l’angina instabile.
Lo studio ha coinvolto 2267 pazienti, di età media 67 anni, con diagnosi di malattia coronaria instabile ed evento ischemico entro le 48 ore precedenti il trattamento con Dalteparina.
La Dalteparina è stata somministrata in fase acuta per 5 giorni a 120 UI/kg ogni 12 ore. Il dosaggio di Dalteparina nella terapia di mantenimento (per 3 mesi) è stato invece di 5000-7000 UI ogni 12 ore per via sottocutanea.
Lo studio Frisc II ha dimostrato che l’impiego della Dalteparina ha ridotto in questi pazienti il rischio relativo di exitus e di infarto miocardico non fatale a 30 giorni del 47%. Alcuni studi hanno dimostrato la grande efficacia ed utilità del trattamento antiaggregante piastrinico nell’angina instabile e l’Acido Acetil-Salicilico (ASA) è uno dei farmaci di scelta e dovrebbe essere somministrato a tutti i pazienti, il più presto possibile, dopo la prima comparsa dei sintomi.
La posologia consigliata è di 75-100 mg di ASA al giorno per un tempo indefinito. Una prima dose più elevata all’inizio del trattamento (ad es. 300 mg) consente di ottenere una più rapida ed efficace soppressione dell’attività piastrinica. ( Xagena2001 )
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